Per più di mille anni il Bhutan, un minuscolo stato che si trova sul confine sud della Cina, è vissuto in uno splendido isolamento, separato dal resto del mondo per le sue caratteristiche geografiche e per scelte politiche; infatti, fino agli anni ’60 il Bhutan non aveva strade, elettricità, veicoli a motore, telefoni o servizi postali. È lontano tutt’oggi dai venti politici che agitano le nazioni vicine ma tutto ciò ne ha ostacolato anche lo sviluppo, basti pensare che la servitù della gleba è stata abolita solo negli anni ’50!
Negli anni ’60 il re del Bhutan decise di avviare una politica di apertura, costruendo strade, fondando scuole, consentendo l’accesso alle nuove tecnologie e promuovendo la nascita di un governo democratico (per la prima volta in questo paese il monarca ha voluto abdicare per consegnare il potere al suo popolo) . Il più originale tra tutti questi cambiamenti è stato la ridefinizione del concetto stesso di sviluppo con l’introduzione della “Felicità Interna Lorda”, basata su valori morali e non economici. Il concetto di base è che spendere soldi non significa automaticamente aumentare il benessere e che per determinare il benessere concorrono anche molti fattori fuori mercato come il volontariato, i beni comuni e la qualità del tempo libero istituendo come valore fondamentale il benessere della popolazione. Per ora questa nuova guida ha portato ad evidenti successi come la diminuzione dell’analfabetismo e dalla mortalità infantile oppure l’economia in forte espansione. Si può dire che sia stata una scelta azzeccata.
Non si tratta solo di uno slogan ma di un vero e proprio piano di sopravvivenza basato su 4 pilastri, sviluppo sostenibile, tutela ambientale, salvaguardia delle tradizioni culturali e buon governo. La FIL è un metro meno materialistico del PIL per misurare il successo di una nazione che è stato valutato anche da altri paesi i quali stanno cercando di apportare modifiche all’attuale PIL, benché per esempio sia molto difficile monetizzare la biodiversità .
Vi lascio con un commento del Dalai Lama, convinto sostenitore della FIL: “Come buddhista, sono convinto che il fine della nostra vita è quello di superare la sofferenza e di raggiungere la felicità. Per felicità però non intendo solamente il piacere effimero che deriva esclusivamente dai piaceri materiali. Penso ad una felicità duratura che si raggiunge da una completa trasformazione della mente e che può essere ottenuta coltivando la compassione, la pazienza e la saggezza. Allo stesso tempo, a livello nazionale e mondiale abbiamo bisogno di un sistema economico che ci aiuti a perseguire la vera felicità. Il fine dello sviluppo economico dovrebbe essere quello di facilitare e di non ostacolare il raggiungimento della felicità”.
Ad Alessio Mazzoni piace questo elemento ^^